CAPITOLO 1

Il sole era ormai tramontato da ore su Los Angeles e dal nono piano del Police Department si potevano ammirare le luci della città pronte ad illuminare la notte.

Il caso su cui tutta la squadra era stata impegnata per giorni era finalmente chiuso, avevano fatto un accordo conveniente e un criminale si era appena assicurato un bel soggiorno in galera per almeno i prossimi quindici anni. Si poteva dunque dire che tutto si era risolto per il meglio.

Per tutto il giorno Andy aveva cercato un momento per poterle parlare ma per un motivo o per l'altro il destino sembrava essersi accanito ad ostacolare le sue intenzioni. Ma ora no, ora era il momento giusto. Tutti erano ormai andati a casa, il grande ufficio pieno di scrivanie che durante il giorno era un via vai di poliziotti, criminali e presunti tali, era semi buio e silenzioso. Lui se ne stava seduto a dondolarsi sulla sedia, girato appena e appoggiato alla sua scrivania, assorto e imbambolato. Fissava la porta dell'ufficio di Sharon nella speranza di vederla uscire e poterle finalmente parlare. Improvvisamente lei aprì la porta. La sua perfetta silhouette era contornata dall'abbagliante luce che proveniva dalla lampada sulla sua grande scrivania in noce alle sue spalle. Sembrava un angelo. Quei suoi meravigliosi capelli scuri, l'eleganza dei movimenti del suo corpo, così sensuali e naturali. Quell'attimo Andy lo stava vedendo come una scena a rallentatore, i suoi occhi erano rapiti da quell'immagine cosi soave, eterea, angelica, e il suo cuore palpitava a più non posso.

«Andy, tutto bene?» chiese lei vedendolo in uno stato quasi ipnotico.

Lui si sentiva felice come un bambino che, con innocenza, si sofferma a fissare il viaggio di una bolla di sapone che poi, in un battito di ciglia, improvvisamente si rompe, dissolvendosi nell'aere, illudendolo.

Uscì all'improvviso da quello stato, trovandosi catapultato alla realtà. Non aveva ancora risposto alla di lei semplice domanda e i secondi di silenzio che si accumulavano stavano creando una situazione alquanto imbarazzante.

«Eh? Oh si…ehm…si…io…si, va tutto bene…» rispose lui balbettando riprendendosi dal sogno che stava vivendo ad occhi aperti e facendo un grande respiro.

Sei proprio un idiota, Flynn. Gli diceva la vocina nella sua testa. Complimenti, una gran bella figura da idiota. Pensò che probabilmente sarebbero state le parole che avrebbe usato anche il suo amico Provenza se avesse assistito alla scena. In qualche modo gli sembrava quasi di sentirlo.

«Sei sicuro? Mi sembri un po'…ehm…strano…» domandò di nuovo lei scrutandolo con maggior attenzione con i suoi brillanti occhi verdi e, nella sua voce calma, un filo di preoccupazione.

«Si, si, tranquilla, va tutto bene, io…stavo solo pensando a…a…ehm…a cosa stavo pensando? Ah si, al caso, si…penso che sia stato risolto nel migliore dei modi. Complimenti capitano!» le sorrise dolcemente strizzando gli occhi che ancora non riuscivano a smettere di guardarla.

«Oh…ehm…grazie…ma il successo di questa operazione è di tutta la squadra, non solo mio…» rispose lei con un filo di imbarazzo guardandosi attorno e notando che ormai tutti erano andati a casa. «Andy, se hai finito puoi tornare a casa anche tu, è tardi.»

«Ti aspetto così scendiamo insieme e ti accompagno fino alla tua auto, non mi piace che tu scenda sola nel parcheggio, in piena notte.» rispose lui.

«Di cosa hai paura? Che qualcuno possa aggredirmi e violentarmi? Siamo in un dipartimento di polizia, ricordi? Non credo che a qualcuno verrebbe mai in mente di aggredire una donna sola di notte nel parcheggio di un dipartimento di polizia pieno di telecamere. Inoltre, alla mia età non sono più un boccone appetitoso…» disse lei scherzando e picchiettandogli la mano sulla spalla un paio di volte.

Erano amici, spesso si frequentavano al di fuori dell'orario lavorativo e in più di una occasione Rusty aveva fatto notare ad entrambi che tra loro forse c'era qualcosa che si spingeva più in là che una innocente amicizia. Quel semplice contatto infatti provocò in Andy un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.

«Preferirei aspettarti, insisto, e poi…volevo parlarti di una cosa, quando hai un momento di tempo…» continuò lui.

«Ok Andy. Allora accetto volentieri di essere scortata fino alla mia auto da questo valoroso tenente.» rispose lei con fare scherzoso regalandogli uno dei suoi sorrisi più dolci e sfiorandogli delicatamente il petto con la mano.

Non si rese quasi conto di ciò che aveva appena fatto in modo così naturale ma in quello stesso istante il suo sorriso piano piano scomparve fino a dipingerle in volto un'espressione più seria, quasi impaurita per ciò che stava succedendo, timorosa del sentimento che stava provando. I loro occhi si incrociarono ed entrambi capirono che per quanto volessero scansare quel sentimento, la loro non era più solo amicizia.

Erano palesemente imbarazzati.

Dopo attimi di smarrimento, Sharon riprese le redini della situazione.

«Ehm…senti, Andy, finisco di scrivere il rapporto e possiamo andare…non ci metterò molto.»

«Tranquilla, ti aspetterò quanto necessario. Non ho nessuno a casa ad aspettarmi»

"Ti aspetterò quanto necessario". Cosa voleva dire? Era forse un messaggio criptato? Con questo quesito in mente, lei gli sorrise e tornò nel suo ufficio, chiuse la porta con l'illusione che così facendo avrebbe potuto sentirsi più protetta dal sentimento che provava.

Continua…